sábado, 27 de dezembro de 2014

Il Sinodo e il Magistero ordinario della Chiesa di Roberto de Mattei


 

Il Sinodo e il Magistero ordinario della Chiesa

Il-Sinodo-e-il-Magistero-ordinario-della-Chiesa-417x278(di Roberto de Mattei su Corrispondenza Romana) Mentre il Sinodo del 2015 si avvicina carico di incognite e di problemi, una questione di fondo è sul tappeto. Qual è l’autorità dei documenti ecclesiastici che possono essere prodotti dal magistero ordinario di un Papa o di un Sinodo? I progressisti, o forse meglio i neo-modernisti, attribuiscono un carattere infallibile a tutti gli atti dell’attuale Ponla contraccezione, la fecondazione artificiale, le convivenze extra coniugali.
Nel primo caso essi sembrano ammettere l’infallibilità del Magistero ordinario universale, identificandolo con il Magistero vivente del Papa e dei Vescovi dopo il Vaticano II; nel secondo caso negano l’infallibilità del vero concetto di Magistero ordinario universale, espresso dalla Tradizione della Chiesa, secondo la nota formula di Vincenzo di Lerins: quod semper, quod ubique, quod ab omnibus.
Ci troviamo di fronte ad un evidente capovolgimento delle verità di fede sul Magistero ecclesiastico. La dottrina della Chiesa insegna infatti che quando il Papa, da solo o in unione con i vescovi, parla ex cathedra è certamente infallibile. Ma perché un pronunciamento possa considerarsi ex cathedra sono necessari alcuni requisiti: 1) deve parlare in quanto Papa e pastore della Chiesa universale; 2) la materia in cui si esprime deve riguardare la fede o i costumi; 3) su quest’oggetto deve pronunziare un giudizio solenne e definitivo, con l’intenzione di obbligare tutti i fedeli.
Se anche una sola di queste condizioni manca, il Magistero pontificio (o conciliare) resta autentico, ma non è infallibile. Ciò non vuol dire che sia sbagliato, ma significa solo che non è immune da errore: è, in una parola, fallibile.
Bisogna aggiungere però che l’infallibilità della Chiesa non si limita al caso straordinario del Papa che, da solo o in unione con i vescovi, parli ex cathedra, ma si estende anche al Magistero ordinario universale. Ricorriamo per chiarire questo punto a uno scritto del padre Marcelino Zalba (1908-2009), su Infallibilità del Magistero ordinario universale e contraccezione, apparso sul numero di gennaio-marzo 1979 della rivista “Renovatio” (pp. 79-90) del cardinale Giuseppe Siri.
L’autore, considerato uno dei più sicuri moralisti del suo tempo, ricordava che altri due noti teologi americani, John C. Ford e Gerald Kelly, avevano studiato nel 1963, precisamente cinque anni prima della promulgazione dell’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI, il grado di certezza e di verità che si dovrebbe attribuire, in campo teologico, alla dottrina cattolica tradizionale riguardante la immoralità intrinseca e grave della contraccezione (John C. Ford s.j., Gerald Kelly s.j. Contemporary Moral Theology, vol. 2, Marriage Questions, Newman, Westminster 1964, pp. 263-271).
Secondo i due teologi gesuiti si trattava di una dottrina che doveva essere considerata normativa per la condotta dei fedeli. Sarebbe infatti inconcepibile che la Chiesa cattolica, assistita dallo Spirito Santo per la conservazione della dottrina e della morale evangelica, avesse affermato esplicitamente in numerosi interventi che gli atti contraccettivi sono una violazione oggettiva grave della legge di Dio, se non fosse così realmente. Col suo intervento sbagliato la Chiesa avrebbe dato origine ad innumerevoli peccati mortali, contraddicendo la promessa della divina assistenza di Gesù Cristo.
Uno dei due moralisti, il padre Ford, in collaborazione con il filosofo Germain Grisez, approfondì questo problema in un successivo scritto: Contraception and the Infallibility of the Ordinary Magisterium, (“Theological Studies”, 39 (1978), pp. 258-312). Essi concludevano che la dottrina della Humanae Vitae poteva considerarsi infallibilmente insegnata, non in virtù del suo atto di promulgazione (che fu meno solenne e categorico, ad esempio, di quello dellaCasti Connubii di Pio XI), ma perché essa confermava il Magistero ordinario universale dei Papi e dei vescovi nel mondo.
Pur non essendo in sé infallibile, l’Humanae Vitae lo diventava quando, condannando la contraccezione, riaffermava una dottrina proposta da sempre dal Magistero ordinario universale della Chiesa. La costituzione Dei Filius del Concilio Vaticano I stabilì, nel suo cap. 3, che vi possono essere verità che debbono essere credute, con fede divina e cattolica nella Chiesa, senza che vi sia la necessità di una definizione solenne, in quanto espresse dal Magistero ordinario universale.
Le condizioni necessarie all’infallibilità del Magistero ordinario universale sono che si tratti di una dottrina riguardante la fede o la morale, insegnata autorevolmente in ripetute dichiarazioni dei Papi e dai vescovi, con un carattere indubitabile e impegnativo. La parola universale va intesa non nel senso sincronico di una estensione nello spazio in un particolare periodo storico, ma nel senso diacronico di una continuità del tempo, per esprimere un consenso che abbraccia tutte le epoche della Chiesa (Card. Joseph Ratzinger, Nota dottrinale illustrativa della formula conclusiva della Professio fidei del 29 giugno 1998, nota 17).
Nel caso ad esempio della regolazione delle nascite, la Chiesa, fin dal III secolo, ha condannato i metodi artificiali.Quando, agli inizi del secolo XIX cominciò a manifestarsi nuovamente questo problema, le dichiarazioni dei vescovi, in unione con il Papa, proposero sempre come dottrina definitiva e vincolante della Chiesa che la contraccezione è peccato mortale.
Le esplicite dichiarazioni di Pio XI, di Pio XII e di tutti i loro successori, confermarono l’insegnamento tradizionale.Paolo VI nella Humanae Vitae confermò questa dottrina del Magistero ordinario, «fondata sulla legge naturale, illuminata e arricchita dalla rivelazione divina» (n. 4), rifiutando le conclusioni della commissione pontificia che aveva studiato questo problema perché esse «si allontanavano dalla dottrina morale sul matrimonio proposta dal Magistero della Chiesa con costante fermezza» (n. 6).
Il discorso che padre Zalba, padre Kelly, padre Ford e il prof. Grisez fanno a proposito della contraccezione può estendersi alla fecondazione artificiale, alle unioni di fatto o ai divorziati risposati. Anche in assenza di pronunciamenti straordinari della Chiesa su questi problemi morali, il Magistero ordinario universale della Chiesa si è pronunciato nel corso dei secoli in maniera coerente, costante e cogente: esso può essere considerato infallibile. E in campo morale la prassi non potrà mai essere in contraddizione con ciò che la dottrina del Magistero universale della Chiesa ha stabilito definitivamente.
Ben diverso è il discorso riguardante le novità dottrinali incluse nei documenti del Concilio Vaticano II. In quel caso non solo mancò un atto ex cathedra del pontefice in unione con i vescovi, ma nessuno dei documenti fu esposto in maniera dogmatica, con l’intenzione di definire una verità di fede o di morale e di obbligare i fedeli all’assenso. Di infallibile in quei documenti vi può essere solo qualche passaggio in cui viene confermata la dottrina di sempre della Chiesa.
Cattolico infatti, cioè universale, non è ciò che in un dato momento viene “in ogni luogo” da tutti creduto, come può accadere in un Concilio o in un Sinodo, ma ciò che da sempre e ovunque è creduto da tutti, senza equivoci e contraddizioni. Il dibattito ermeneutico ancora in corso sulle novità dei testi del Vaticano II conferma il loro carattere provvisorio e discutibile, in alcun modo vincolante. Come può pretendere obbedienza cieca e incondizionata alle novità fallibili del Concilio Vaticano II e del Sinodo sulla famiglia chi pretende contraddire gli insegnamenti infallibili del Magistero ordinario universale della Chiesa in tema di morale coniugale? (Roberto de Mattei)tefice e ai risultati del prossimo Sinodo, quali che essi siano.
A questi atti – dicono – bisogna obbedire perché, come nel caso del Concilio Vaticano II, il Papa o i vescovi a lui uniti, non possono sbagliare. D’altra parte gli stessi progressisti negano valore infallibile agli insegnamenti dell’enciclica Humanae vitae di Paolo VI e affermano che la morale tradizionale in campo coniugale deve essere aggiornata, adeguandosi alle “convinzioni vissute” di quei cattolici che praticano 

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